"Milleluci"
viene unanimemente considerato uno dei migliori spettacoli della
storia televisiva italiana, sia per la formula che per l'idea,
piuttosto ardita per l'epoca, di far condurre la trasmissione
a due primedonne dello spettacolo Italiano, con un grande riscontro
in termini di gradimento dei telespettatori.
Sebbene in quel
momento Mina avesse una fama maggiore rispetto a Raffaella in
una intervista di pochi anni fa ad Antonello Falqui si svelò
che fu proprio Mina a voler avere Raffaella come show-girl nel
programma. Infatti nel progetto iniziale il varietà avrebbe
dovuto essere condotto anche da Alberto Rabagliati, che però
morì improvvisamente, tra la registrazione della prima e quella
della seconda puntata lasciando sola Mina, affiancata dalla
Carrà.
Fu così che Mina, propose ad Antonello Falqui di dare maggior
spazio e la conduzione dello show anche a Raffaella.
La sigla iniziale “Din don dan”, affidata
a Raffaella Carrà, entra ben presto in classifica. I titoli
di coda scorrono, invece, sulle note della stupenda “Non gioco
più”, firmata da Roberto Lerici e Gianni Ferrio ed interpretata
da una fatale Mina, accompagnata all’armonica a bocca da Toots
Thielemans.
La struttura
del programma: ogni puntata doveva far rivivere di volta in
volta un aspetto del mondo dello spettacolo grazie all’intervento
di personaggi che quel particolare ambito rappresentavano al
meglio. Ad aprire il varietà dopo la sigla “Din Don Dan” ballata
e cantata da Raffaella Carrà, era Mina che presentava uno dei
suoi brani più recenti. Quindi le due conduttrici davano il
via al tourbillon di ospiti, balletti, canzoni, scenette, restando
sempre e comunque in primo piano, impegnandosi anche come attrici
nonostante i loro rispettivi pezzi forti rimanessero il balletto
per Raffaella, e la musica per la Tigre di Cremona che fondeva
la sua incomparabile voce con l’orchestra Rai e gli arrangiamenti
studiati per lei dal maestro Gianni Ferrio.
La Radio” (prima puntata)
A esordire
è la radio. Il Quartetto Cetra si esibisce ne “La radio a galena”
e il “Visconte di Castelfombrone” mentre Franca Valeri che,
di siparietto in siparietto, narra l’evoluzione del mezzo radiofonico.
A seguire la rievocazione delle passate edizioni dei Festival
di Sanremo, col suo storico presentatore, Nunzio Filogamo. L’orchestra
diretta eccezionalmente da Cinico Angelini, storico maestro
della rassegna canora. L'orchestra da lui diretta accompagna
Alberto Rabagliati (scomparso poco dopo la registrazione della
puntata) e Nilla Pizzi da soli o con Mina e anche Jula De Palma
ed Ernesto Bonino. Corrado scambia pungenti battute con le padrone
di casa poi è la volta del maestro Gorni Kramer, che con le
due dive interpreta “Crapa Pelada”.
"Il Cafè Chantant” (seconda
puntata)
Se nella prima
puntata a dominare era stato Sanremo, nella seconda, dedicata
al Café Chantant, tocca a Napoli rubare la scena. Grandi attori
come Mariano Rigillo e Antonio Casagrande interpretano i ruoli
di guappo e e gagà mentre il ruolo femminile è recitato da Angela
Luce. Raffaella si darà assai da fare, sia da sola con una travolgente
“A’ rumba d’e scugnizze”, sia con Mina e la super-ospite, una
Monica Vitti che gioca a fare la sciantosa, divertendosi e divertendo.
"La Rivista” (terza
puntata)
Nella terza puntata,
andata in onda il 30 marzo, il genere di spettacolo che viene
preso in esame è la Rivista. La canzone d’inizio proposta da
Mina è “Fa’ qualcosa”. Il primo ospite della puntata è Erminio
Macario: con il comico Torinese Mina e Raffaella Carrà propongono
due scenette cantate e ballate: “Tirami la gamba” e “Camminando
sotto la pioggia” tratti dalle commedie musicali di Macario.
E’ molto divertente (e Mina dà prova di una buona recitazione
e tempi comici) la scenetta seguente che viene presentata, in
cui Mina porta a passeggio un marito apparentemente idiota e
ne parla con l’amica Carrà: in realtà il marito si rivelerà
un finto tonto…
All’interno dello spazio dedicato a Macario, Mina veste i panni
di Wanda Osiris, cantando uno dei barni più famosi della Wandissima,
imitandone la voce e le movenze e inossando un costume sfavillante.
Il secondo ospite è Nino Taranto che propone insieme alle padrone
di casa “Ciccio Formaggio”. L’altra canzone presentata con l’orchestra
diretta da Gianni Ferrio è una canzone che Mina aveva già avuto
modo di cantare altre volte negli anni passati: Munasterio ‘e
Santa Chiara, che viene presentata in una nuova veste ancora
più bella e ricca, con un evidente e continuo feeling tra cantante
ed orchestra. Altro ospite è il comico milanese Gino Bramieri:
insieme propongono una versione di “Copacabana” che serve da
preludio per il grande finale in cui fa ingresso il vero personaggio
simbolo della Rivista italiana, la vera Wanda Osiris.
"La Televisione” (quarta
puntata)
Ricchissima
anche la quarta puntata, dedicata alla tv che proprio nel 1974
festeggia il suo ventennale. Per questo sia Mina che la Carrà
si esibiscono, rispettivamente ne “La pioggia di marzo” e in
“I say a little prayer for you”, interagendo con immagini televisive,
mentre Mike Bongiorno improvvisa con le due una versione di
“Rischiatutto” che ripercorre le loro carriere. Alberto Lupo
si prende in giro in una parodia di “Parole, parole, parole”,
prima di narrare, aiutato da filmati d’archivio, gli scandali
della tv che fu.
Spettacolare è il numero musicale, interpretato
da Mina, dalla Carrà e dalle Gemelle Kessler. Le quattro artiste
si esibiscono in “So quel che sempre piacerà” dedicato rispettivamente
ai movimenti sensuali di Raffaella, alla flessuosità delle mani
di Mina ed alla disarmante simmetria dei passi di danza, eseguiti
da Alice ed Ellen con le loro lunghissime gambe.
"L’Avanspettacolo” (quinta
puntata)
La quinta serata
punta i suoi riflettori verso l’avanspettacolo, genere considerato
“povero” ma che lanciò gente del calibro di Totò, in auge tra
gli anni ’30 e gli anni ’50, caratterizzato da un pubblico popolare,
vociante e sovente volgare. Con questo deve fare i conti il
presentatore Toni Ucci nel lanciare le varie attrazioni: tra
balletti volutamente trasandati, Mina e Carrà che recitano le
parti del gigolò e della gigolette, spiccano Aldo Fabrizi, nella
spassosa canzone “Lulù” e Ciccio e Franco, impegnati in una
rivisitazione di “Core ‘ngrato”. Raffa si aggira tra la platea
con una comica e sexy “Che calor” prima della passerella finale
sulle note, ovvio, di “Luci del varietà”.
"Il Cabaret” (sesta
puntata)
Le “Milleluci”
della sesta puntata si accendono sul cabaret, con la Germania
tra le due guerre a dominare la scena. Da brividi Mina in “Surabaja
Johnny”, mentre un ancora paffuto Gianfranco D’Angelo e il “Professor
Kranz” di Paolo Villaggio condiscono il tutto con un tocco di
lucida follia prima che uno strepitoso Paolo Poli, in versione
“regina del tabarin” si diverta con le due star e col pubblico.
Imperdibile la performance di Raffaella in “Big Spender”, classico
tratto dal musical “Sweet Charity” di Coleman e chiusura affidata
al duo Cochi e Renato.
"Il Musical” (settima
puntata)
La settima puntata,
dedicata al musical, è imperniata sulle due dive. Se, infatti,
si eccettuano Gianrico Tedeschi, nei panni di un impresario
impegnato a metter su uno spettacolo ed Enrico Montesano, autore
di siparietti comici con tanto di imitazione di Jerry Lewis,
sono Mina e Raffaella a strappare applausi continui, partendo
da “No no Nanette”, “My fair Lady”, “Oklahoma” ed “Hello Dolly”
fino a giungere ad “Hair”, che vede la Carrà in una suggestiva
coreografia e a “Jesus Christ Superstar” con Mina nei panni
della Maddalena, passando per un grandissimo “Top Hat”, dove
la cantante mostra sorprendenti doti da ballerina. Delizioso
il numero di chiusura, dove le due si sciolgono in un languido
“Bye Bye Baby”.
"L’Operetta” (ottava
puntata)
L’ultimo appuntamento
ha una struttura composita: affronta operetta, circo e commedia
musicale italiana. Per la prima, in un tripudio di pizzi, trine
e can-can, Ave Ninchi e Giustino Durano tengono il filo del
discorso assieme a una sofisticata Mina in “Frou frou del Tabarin”.
L’arte circense, guidata da Moira Orfei è rappresentata dagli
argentini “Los Huincas”, straordinari ballerini-giocolieri che
tra tamburi e “bolas” incantano il pubblico. Pubblico che rimarrà
ancor più incantato all’arrivo di Renato Rascel, che ripercorre
la sua carriera di protagonista della commedia musicale. Divertentissimo
assieme a Mina e alla Carrà, nei panni delle “Peter Sisters”
in “Merçi beaucoup”, tenero con “Dove andranno a finire i palloncini”
è il degno ultimo superospite di un superprogramma. Dopo una
travolgente “Someday”, Mina si riunisce alla compagna di viaggio
per i saluti, scegliendo di affidarli a un balletto, come in
ogni varietà che si rispetti.
Si chiude così
nel migliore dei modi uno spettacolo costruito sullo spettacolo,
che vide momenti di alta classe (impossibile non citare, nella
prima puntata, il sestetto jazz Basso-Valdambrini-Piana-Sellani-Cuppini-Azzolini)
e altri di notevole ilarità, come la scenetta “Il conto” dove,
nella quinta puntata, Mina fece da divertita spalla a uno scoppiettante
Tino Scotti. Limitare tuttavia il merito dello sfavillìo di
“Milleluci” alle due sole protagoniste o alla regia di Falqui
(in un rigoroso quanto vivace bianco e nero), sarebbe riduttivo.
Per ogni frammento di storia dello spettacolo, le scene di Cesarini
da Senigallia, ben assecondate dalle luci di Corrado Bartoloni,
furono pressoché perfette, quasi “parlanti”, come quella che
accompagnò Mina in una intensissima, e un filino “jazzata”,
versione di “Lacreme napulitane”, nella seconda puntata. Anche
i costumi di Corrado Colabucci lasciarono la loro impronta:
sfarzosi ma mai pacchiani, fecero risaltare al massimo le figure
delle due dive, con qualche sfizioso accorgimento come quello
adottato nella terza puntata, mediante un alto copricapo in
stile “Carmen Miranda”: mentre ballano e cantano sulle note
di “Capocabana” si nota quanto largo sia quello di Mina e più
slanciato quello per Raffa, a compensare la differenza di statura
tra le due. Al “Delle Vittorie”, dunque, tutti si prodigarono
in un lavoro di squadra fatto di passione, professionalità e
umiltà. Qualcosa di irripetibile, come anche la presenza contemporanea
di due assolute primedonne.