Lo que más impacta en el público italiano es la armonía en el acoplamiento de las conductoras: Mina (la reina de la canción) y Raffaella Carrà (la soubrette [actriz que actúa, canta y baila], tan querida por todas las generaciones).
Un show rico de invitados ilustres donde tanto Mina como Raffaella tienen su espacio personal, una para cantar y la otra para cantar y bailar.
No podían faltar las presentaciones donde las dos primeras damas realizan momentos de espectáculo de altísimo nivel ya sea solas o con grandes invitados como Gorni Kramer, Mónica Vitti, Erminio Macario, Nino Taranto, Adriano Celentano y Renato Rascel.
Espectacular el número musical interpretado por Mina, la Carrà y las hermanas Kessler: las cuatro artistas se exhiben en “So quel che sempre piacerà” dedicado a los movimientos sensuales de Raffaella, a la expresividad de las manos de Mina y a la natural simetría de los pasos de baile de Alice y Ellen con sus larguísimas piernas.
La canción de apertura “Din don dan”, cantada por Raffaella Carrà, entra en los primeros puesto del ranking. En cambio, los títulos del programa avanzan con notas de la estupenda “Non gioco più”, escrita por Roberto Lerici y Gianni Ferrio e interpretada por una Mina seductora, acompañada por el sonido de la armónica tocada por Toots Thielemans.
Testo in attesa di traduzione
La struttura del programma: ogni puntata doveva far rivivere di volta in volta un aspetto del mondo dello spettacolo grazie all’intervento di personaggi che quel particolare ambito rappresentavano al meglio. Ad aprire il varietà dopo la sigla “Din Don Dan” ballata e cantata da Raffaella Carrà, era Mina che presentava uno dei suoi brani più recenti. Quindi le due conduttrici davano il via al tourbillon di ospiti, balletti, canzoni, scenette, restando sempre e comunque in primo piano, impegnandosi anche come attrici nonostante i loro rispettivi pezzi forti rimanessero il balletto per Raffaella, e la musica per la Tigre di Cremona che fondeva la sua incomparabile voce con l’orchestra Rai e gli arrangiamenti studiati per lei dal maestro Gianni Ferrio.
La Radio” (prima puntata)
A esordire è la radio. Il Quartetto Cetra si esibisce ne “La radio a galena” e il “Visconte di Castelfombrone” mentre Franca Valeri che, di siparietto in siparietto, narra l’evoluzione del mezzo radiofonico. A seguire la rievocazione delle passate edizioni dei Festival di Sanremo, col suo storico presentatore, Nunzio Filogamo. L’orchestra diretta eccezionalmente da Cinico Angelini, storico maestro della rassegna canora. L'orchestra da lui diretta accompagna Alberto Rabagliati (scomparso poco dopo la registrazione della puntata) e Nilla Pizzi da soli o con Mina e anche Jula De Palma ed Ernesto Bonino. Corrado scambia pungenti battute con le padrone di casa poi è la volta del maestro Gorni Kramer, che con le due dive interpreta “Crapa Pelada”.
"Il Cafè Chantant” (seconda puntata)
Se nella prima puntata a dominare era stato Sanremo, nella seconda, dedicata al Café Chantant, tocca a Napoli rubare la scena. Grandi attori come Mariano Rigillo e Antonio Casagrande interpretano i ruoli di guappo e e gagà mentre il ruolo femminile è recitato da Angela Luce. Raffaella si darà assai da fare, sia da sola con una travolgente “A’ rumba d’e scugnizze”, sia con Mina e la super-ospite, una Monica Vitti che gioca a fare la sciantosa, divertendosi e divertendo.
"La Rivista” (terza puntata)
Nella terza puntata,
andata in onda il 30 marzo, il genere di spettacolo che viene
preso in esame è la Rivista. La canzone d’inizio proposta da
Mina è “Fa’ qualcosa”. Il primo ospite della puntata è Erminio
Macario: con il comico Torinese Mina e Raffaella Carrà propongono
due scenette cantate e ballate: “Tirami la gamba” e “Camminando
sotto la pioggia” tratti dalle commedie musicali di Macario.
E’ molto divertente (e Mina dà prova di una buona recitazione
e tempi comici) la scenetta seguente che viene presentata, in
cui Mina porta a passeggio un marito apparentemente idiota e
ne parla con l’amica Carrà: in realtà il marito si rivelerà
un finto tonto…
All’interno dello spazio dedicato a Macario, Mina veste i panni
di Wanda Osiris, cantando uno dei barni più famosi della Wandissima,
imitandone la voce e le movenze e inossando un costume sfavillante.
Il secondo ospite è Nino Taranto che propone insieme alle padrone
di casa “Ciccio Formaggio”. L’altra canzone presentata con l’orchestra
diretta da Gianni Ferrio è una canzone che Mina aveva già avuto
modo di cantare altre volte negli anni passati: Munasterio ‘e
Santa Chiara, che viene presentata in una nuova veste ancora
più bella e ricca, con un evidente e continuo feeling tra cantante
ed orchestra. Altro ospite è il comico milanese Gino Bramieri:
insieme propongono una versione di “Copacabana” che serve da
preludio per il grande finale in cui fa ingresso il vero personaggio
simbolo della Rivista italiana, la vera Wanda Osiris.
"La Televisione” (quarta puntata)
Ricchissima anche la quarta puntata, dedicata alla tv che proprio nel 1974 festeggia il suo ventennale. Per questo sia Mina che la Carrà si esibiscono, rispettivamente ne “La pioggia di marzo” e in “I say a little prayer for you”, interagendo con immagini televisive, mentre Mike Bongiorno improvvisa con le due una versione di “Rischiatutto” che ripercorre le loro carriere. Alberto Lupo si prende in giro in una parodia di “Parole, parole, parole”, prima di narrare, aiutato da filmati d’archivio, gli scandali della tv che fu. Spettacolare è il numero musicale, interpretato da Mina, dalla Carrà e dalle Gemelle Kessler. Le quattro artiste si esibiscono in “So quel che sempre piacerà” dedicato rispettivamente ai movimenti sensuali di Raffaella, alla flessuosità delle mani di Mina ed alla disarmante simmetria dei passi di danza, eseguiti da Alice ed Ellen con le loro lunghissime gambe.
"L’Avanspettacolo” (quinta puntata)
La quinta serata punta i suoi riflettori verso l’avanspettacolo, genere considerato “povero” ma che lanciò gente del calibro di Totò, in auge tra gli anni ’30 e gli anni ’50, caratterizzato da un pubblico popolare, vociante e sovente volgare. Con questo deve fare i conti il presentatore Toni Ucci nel lanciare le varie attrazioni: tra balletti volutamente trasandati, Mina e Carrà che recitano le parti del gigolò e della gigolette, spiccano Aldo Fabrizi, nella spassosa canzone “Lulù” e Ciccio e Franco, impegnati in una rivisitazione di “Core ‘ngrato”. Raffa si aggira tra la platea con una comica e sexy “Che calor” prima della passerella finale sulle note, ovvio, di “Luci del varietà”.
"Il Cabaret” (sesta puntata)
Le “Milleluci” della sesta puntata si accendono sul cabaret, con la Germania tra le due guerre a dominare la scena. Da brividi Mina in “Surabaja Johnny”, mentre un ancora paffuto Gianfranco D’Angelo e il “Professor Kranz” di Paolo Villaggio condiscono il tutto con un tocco di lucida follia prima che uno strepitoso Paolo Poli, in versione “regina del tabarin” si diverta con le due star e col pubblico. Imperdibile la performance di Raffaella in “Big Spender”, classico tratto dal musical “Sweet Charity” di Coleman e chiusura affidata al duo Cochi e Renato.
"Il Musical” (settima puntata)
La settima puntata, dedicata al musical, è imperniata sulle due dive. Se, infatti, si eccettuano Gianrico Tedeschi, nei panni di un impresario impegnato a metter su uno spettacolo ed Enrico Montesano, autore di siparietti comici con tanto di imitazione di Jerry Lewis, sono Mina e Raffaella a strappare applausi continui, partendo da “No no Nanette”, “My fair Lady”, “Oklahoma” ed “Hello Dolly” fino a giungere ad “Hair”, che vede la Carrà in una suggestiva coreografia e a “Jesus Christ Superstar” con Mina nei panni della Maddalena, passando per un grandissimo “Top Hat”, dove la cantante mostra sorprendenti doti da ballerina. Delizioso il numero di chiusura, dove le due si sciolgono in un languido “Bye Bye Baby”.
"L’Operetta” (ottava puntata)
L’ultimo appuntamento ha una struttura composita: affronta operetta, circo e commedia musicale italiana. Per la prima, in un tripudio di pizzi, trine e can-can, Ave Ninchi e Giustino Durano tengono il filo del discorso assieme a una sofisticata Mina in “Frou frou del Tabarin”. L’arte circense, guidata da Moira Orfei è rappresentata dagli argentini “Los Huincas”, straordinari ballerini-giocolieri che tra tamburi e “bolas” incantano il pubblico. Pubblico che rimarrà ancor più incantato all’arrivo di Renato Rascel, che ripercorre la sua carriera di protagonista della commedia musicale. Divertentissimo assieme a Mina e alla Carrà, nei panni delle “Peter Sisters” in “Merçi beaucoup”, tenero con “Dove andranno a finire i palloncini” è il degno ultimo superospite di un superprogramma. Dopo una travolgente “Someday”, Mina si riunisce alla compagna di viaggio per i saluti, scegliendo di affidarli a un balletto, come in ogni varietà che si rispetti.
Si chiude così nel migliore dei modi uno spettacolo costruito sullo spettacolo, che vide momenti di alta classe (impossibile non citare, nella prima puntata, il sestetto jazz Basso-Valdambrini-Piana-Sellani-Cuppini-Azzolini) e altri di notevole ilarità, come la scenetta “Il conto” dove, nella quinta puntata, Mina fece da divertita spalla a uno scoppiettante Tino Scotti. Limitare tuttavia il merito dello sfavillìo di “Milleluci” alle due sole protagoniste o alla regia di Falqui (in un rigoroso quanto vivace bianco e nero), sarebbe riduttivo. Per ogni frammento di storia dello spettacolo, le scene di Cesarini da Senigallia, ben assecondate dalle luci di Corrado Bartoloni, furono pressoché perfette, quasi “parlanti”, come quella che accompagnò Mina in una intensissima, e un filino “jazzata”, versione di “Lacreme napulitane”, nella seconda puntata. Anche i costumi di Corrado Colabucci lasciarono la loro impronta: sfarzosi ma mai pacchiani, fecero risaltare al massimo le figure delle due dive, con qualche sfizioso accorgimento come quello adottato nella terza puntata, mediante un alto copricapo in stile “Carmen Miranda”: mentre ballano e cantano sulle note di “Capocabana” si nota quanto largo sia quello di Mina e più slanciato quello per Raffa, a compensare la differenza di statura tra le due. Al “Delle Vittorie”, dunque, tutti si prodigarono in un lavoro di squadra fatto di passione, professionalità e umiltà. Qualcosa di irripetibile, come anche la presenza contemporanea di due assolute primedonne.