Anche la
televisione ha un’anima. Sembra assurdo dirlo in questi tempi di
programmi spazzatura, reality show, informazione manipolata e
nefandezze varie. Come sempre, quello che fa la differenza è la
qualità delle persone. E, quando si mettono in gioco uomini e
donne che hanno dentro qualcosa di vivo, allora anche il tubo
catodico prende vita. Anzi dona Vita, come nel caso della
trasmissione Amore andata in onda dal 25 marzo su RaiUno, ideata
e condotta da
Raffaella Carrà,
che ha voluto condividere con noi la gioia e l’impegno di questa
scelta.
«Ho ricevuto
diverse proposte per condurre dei reality show, ma proprio non
riesco a fare quel genere di trasmissioni che spingono i
partecipanti al litigio, all’aggressione o cose di questo tipo.
Ho preferito rischiare con una proposta originale e difficile,
ma che ho sentito profondamente mia, facendo un programma unico
al mondo».
Credo che il pubblico, oltre che per lo spettacolo, abbia
gradito il Suo programma, perché è stato un autentico servizio
alla vita.
«Dopo Pronto Raffaella
e Carramba che sorpresa! ho capito che ero cambiata, che non
avrei più potuto lavorare senza fare qualcosa anche per gli
altri. Nel mio piccolo ho cercato di fare, con Sergio Japino, un
programma contro corrente. Ma per questo devo ringraziare chi in
Rai ha creduto in me e mi ha appoggiato».
Nonostante questo diffuso senso di degrado che pervade la nostra
società, l’Amore vince sempre, anzi ha già vinto e la Sua
vittoria è presente in ogni bambino che è concepito, in ogni
essere nel quale vive immortale la forza e la bellezza di Dio
Creatore. Solo che per crederci veramente bisogna farne
esperienza diretta: da quel momento l’esistenza non è più la
stessa e non puoi far a meno di comunicarlo agli altri. È stato
così anche per Raffaella Carrà, che, dopo aver toccato con mano
la gioia di salvare tanti bambini sofferenti, ha vissuto una
grande trasformazione interiore, tanto da volerla condividere
con tutti gli italiani.
«Con Amore ho
realizzato un grande sogno, quello di poter condividere con il
pubblico l’emozione, la tenerezza e la gioia che ho provato
grazie alla mia personale esperienza con l’adozione a distanza,
dato che attualmente sostengo dieci bambini in varie parti del
mondo. Contemporaneamente ho voluto affrontare la sfida con l’Auditel:
gli elevati ascolti medi delle otto puntate, ottenuti da un
programma così complesso, sono da ritenersi quasi miracolosi. Il
vero miracolo, comunque, l’hanno compiuto i telespettatori: sono
state quasi 140mila le adozioni a distanza realizzate grazie ad
Amore. Il pubblico, evidentemente, ha compreso lo spirito di
quest’operazione ed ha risposto col cuore. Ma tutto questo non
mi stupisce perché, nonostante le tragiche notizie dei
telegiornali, i problemi economici ed Internet, il mondo è pieno
di gente perbene che si adopera per gli altri, che lavora
onestamente e continua a credere in un mondo migliore».
È incredibile pensare
che l’eccezionale risultato di circa 140.000 adozioni a distanza
è solo la punta di un movimento più grande che è partito dal suo
programma.
«Sono felicissima di
questo. So che grazie al nostro messaggio c’è stato un grande
aumento di richieste di adozione a distanza attraverso altri
canali, come il passaparola, le parrocchie o altre associazioni.
In realtà io non ho fatto altro che dare visibilità ad un tema
già molto sentito dalla gente. Quello che conta è che, con
l’adozione a distanza, possiamo fare un’esperienza diretta,
personale e concreta di una relazione d’amore.
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Non si può spiegare
razionalmente come è possibile amare un bambino tanto lontano
solo scrivendogli delle lettere, ma così facendo noi sentiamo
che lui è parte della nostra esistenza. Quando poi lo
incontriamo di persona, allora succede qualcosa di meraviglioso:
come descrivere cosa si prova ad abbracciare un bambino che hai
salvato permettendogli di restare nella propria terra e tra la
sua gente? Inoltre, non c’è cosa più vera che entrare in
contatto con la gioia e la pulizia che hanno dentro questi
bambini poverissimi di cose materiali. Guardando la vita che c’è
nei loro occhi, capisci che i bambini sono la vera ricchezza
dell’umanità. Da quel momento comprendi che non puoi più tradire
la vita che nasce e che devi fare il massimo per garantirgli la
dignità che merita».
Ritiene
possibile che questo tipo d’esperienza possa aiutare noi
occidentali, sempre più smarriti in un masochistico consumismo,
a ritrovare il senso profondo della vita e della relazione
d'Amore?
«Si sostiene che per
star bene con gli altri bisogna prima stare bene con se stessi.
Certamente è vero. Ma penso che, guardando negli occhi un bimbo
che non ha nulla, neanche da mangiare, oppure che invece di
giocare lavora dalla mattina alla sera col sorriso sulle labbra,
ecco, penso che questo sia di grande aiuto anche e soprattutto
per chi non è sereno con se stesso, per imparare a riconoscere
le cose veramente importanti della vita. E l’Amore per gli altri
è senz’altro una di queste. Noi viviamo in una civiltà in cui
abbiamo molte difficoltà a vivere i rapporti umani. Ma, entrando
in contatto con queste culture così lontane e diverse dalla
nostra, ci rendiamo conto che è possibile comunicare in
profondità anche senza parole. Ormai siamo stanchi di parole
prive di vita ed umanità e queste esperienze ci aiutano molto.
Solo ora sto cominciando a comprendere che, dedicare la propria
vita ai bambini sofferenti, non significa solo dare un po’
d’aiuto o fare la carità: è molto di più, è amare».
Esprimere fino in fondo tutta la nostra identità, facendo
esperienza di relazioni basate sul rispetto reciproco. Con
questa qualità arrivare ad aiutare chi sta nella sofferenza del
corpo e dell’anima, vicini e lontani, al di là delle barriere
culturali e religiose.
«Io sono cattolica,
anche se poco praticante. Ma credo che questo c’entri poco,
perché è messa in gioco la possibilità di avere una relazione
personale, uno scambio profondo di vita. A conferma di questo,
c’è che moltissime delle telefonate con le promesse di adozione
che abbiamo ricevuto, sono state fatte direttamente da bambini o
dai loro genitori che essi stessi avevano convinto. Questo è il
bello della vita ed io sono contenta d’essere ancora capace di
stupirmi».
Credo che l’adozione a distanza realizzata con vero amore, fuori
da ogni struttura ed organizzazione economica, lontano da ogni
forma di assistenzialismo, sia il modo migliore per arrivare a
realizzare una globalizzazione della solidarietà.
«Di fronte a tanta
sofferenza che c’è nel mondo non si può rimanere indifferenti e
ci sono molti modi per fare del bene. Io ritengo che la strada
migliore per un’azione di solidarietà veramente efficace è
quella dell’adozione a distanza che permette un rapporto da
persona a persona. Può essere utile raccogliere fondi per
costruire infrastrutture, scuole o altro, ma sono convinta che
avere un rapporto diretto e personale con un bambino che ha
bisogno di essere aiutato è una cosa davvero rivoluzionaria. È
per questo che, nonostante non sia molto semplice portare in Tv
temi così delicati, spero con tutto il cuore di poter presto
riproporre Amore».
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